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Mia sorella è un quadrifoglio
Beatrice Masini, Svjetlan Junakovic
Carthusia Edizioni, Milano 2012

“Mia sorella è un quadrifoglio”, libro edito da Carthusia Edizioni per la collana “Ho bisogno di una storia” e realizzato in collaborazione con Fondazione Paideia e Cepim–Torino vuole essere uno strumento per aiutare gli adulti a parlare della disabilità. E’ utile a famiglie, operatori, insegnanti, associazioni.

Il titolo mette in luce che la diversità può essere vista come valore: un concetto difficile, ma anche molto comprensibile, se calato nella realtà. I trifogli sono tanti, i quadrifogli rari e preziosi.

Dal pieghevole allegato al volume:

“Questo progetto editoriale nasce dal desiderio di raccontare una storia capace di parlare a tanti bambini e famiglie che vivono la disabilità come parte della loro vita quotidiana. Ciò che ha unito la proposta editoriale di Carthusia Edizioni alla Fondazione PAIDEIA e al CEPIM-TORINO è stata l’intenzione di parlarne, forse per la prima volta, partendo dalle relazioni familiari.

Questo libro vuole essere uno strumento di sostegno e di relazione per la famiglia, per i servizi e gli operatori, per le realtà associative.

La necessità di una storia capace di aiutare gli adulti a parlare della disabilità insieme ai bambini in modo sereno è stata più volte sottolineata negli incontri con operatori e genitori che le organizzazioni promotrici hanno avuto modo di proporre nel tempo; un desiderio condiviso di trovare le parole giuste per rapportarsi con i problemi senza nasconderli, ma interagendo in modo costruttivo, senza chiusure e pregiudizi, portando l’attenzione agli aspetti quotidiani, alle relazioni affettive, alle capacità e potenzialità dei bambini.

Questa storia è iniziata da un incontro, attorno a un grande tavolo, in cui genitori, fratelli e sorelle, assistenti sociali, psicologi, educatori, volontari direttamente coinvolti nella tematica, insieme allo staff editoriale, hanno condiviso idee, emozioni, punti di vista, desideri, timori, aspettative, pezzi del loro cammino.

Dal ricco, coinvolgente materiale emerso durante l’incontro, la scrittrice Beatrice Masini ha saputo raccogliere le sfumature più delicate, dando vita a una storia in cui la disabilità viene raccontata da una voce molto originale, forse unica nei libri per bambini dedicati alla disabilità: la voce di una sorella.

Nella vita della piccola Viola arriva Mimosa, una sorella un po’ particolare, che scompiglia la vita familiare: ma è, prima di tutto, una sorella. “Siamo tutti diversi e siamo tutti speciali. In un prato c’è posto per tutto: i quadrifogli, le farfalle, le coccinelle, le formiche, i fiori”, dice Viola: è ciò che, insieme a lei, hanno saputo cogliere i tantissimi bambini che, con i loro disegni, ci hanno aiutato ad accompagnare la storia con le immagini che la raccontano. Gruppi di bambini, classi scolastiche, fratelli e sorelle di bambini con disabilità, dai 3 ai 12 anni, hanno infatti avuto occasione di ascoltare la lettura del testo molto prima che si trasformasse in un libro: a loro è stato chiesto di disegnare e raccontare ciò che li aveva colpiti. E lo hanno fatto con grande impegno e creatività. Questo ricchissimo materiale ha aiutato l’illustratore Svjetlan Junaković a trasformare in immagini la nostra storia, attraverso un viaggio che ne cattura e ne racconta tanti aspetti nascosti.

La creazione di questo libro è stata un’occasione per noi adulti per fermarci un momento a pensare, parlare e condividere, per costruire insieme qualcosa di cui sentivamo e avevamo colto il bisogno: una storia anche per noi, che ci porta, ancora una volta, a riflettere per intraprendere insieme una parte del cammino.

Una storia come questa non ha lo scopo né la pretesa di dare risposte uguali per tutti: semmai vuole suscitare domande che a sua volta chiedono una risposta. Ogni famiglia troverà la sua. Mia sorella è un quadrifoglio segue l’arrivo di una bambina disabile fin dal suo primo istante nel mondo. Siccome la storia è raccontata da Viola, la sorella grande, la prima reazione è la più ovvia: gelosia. Quando arriva un bambino nuovo tutti gli equilibri sono sconvolti. Se il bambino è disabile ancora di più. Viola non se ne accorge subito. Per lei Mimosa è semplicemente una neonata, buffa e strana come tutti i neonati. Sono le reazioni degli adulti a farle intuire che qualcosa nella sua sorellina è diverso. Il padre che si isola, la nonna che cerca troppo vistosamente di farsi e fare coraggio a tutti: perché?

Questo primo, importante passaggio vede in scena tutta quanta la famiglia. Ciascuno reagisce a modo suo all’arrivo di Mimosa. Non c’è un modo giusto o sbagliato di affrontare la questione: si può solo farlo insieme, si deve farlo insieme. Un messaggio forte e chiaro per i bambini che l’hanno vissuta: insieme si fa tanto, insieme si risolve tutto. Non è facile, non basta sorridere o schioccare le dita, e infatti questa non è una fiaba, è una storia quasi vera. Ma il modo insieme si trova. Come si fa?

Non tutti in famiglia hanno gli stessi tempi, non tutti riescono a prendere le misure della nuova situazione. Bisogna aspettarsi, avere pazienza. Nella storia c’è una nonna più decisa e ce n’è una più guardinga, che si tiene a distanza, osserva, deve trovare la sua strada per avvicinarsi a Mimosa. E piano piano la troverà. Nessuno la accusa, nessuno la preme. È davvero così nella realtà?

Un altro passaggio importante riguarda l’aspetto di Mimosa, e il suo modo di comportarsi. Viene da un altro pianeta, commenta la sorella. Ha i suoi ritmi. Come si fa ad accettarli, a conviverci?

E poi c’è il resto del mondo. Il confronto inevitabile con la vita quotidiana rende più vistose le differenze e più acute le complicazioni. La Mimosa della storia è una bambina aperta e solare, e alla fine la sua allegria è contagiosa. Ma questa è una storia, appunto. Nella realtà forse le cose non vanno così lisce. Quali sono i problemi più grossi, quali le autentiche difficoltà?

Ci vuole un po’ di sincerità. A volte è difficile farsi piacere una sorella disabile. Ma ammetterlo è giusto. Ed è normale: tra fratelli succede sempre. Accettare i conflitti e i contrasti è un buon modo per superarli. Torna in scena anche la gelosia: un bambino disabile chiama su di sé tutte le attenzioni. È solo giusto che gli altri bambini in famiglia protestino, è legittimo, ed è anche sano. Quali sono le cose che non mi piacciono di mio fratello, di mia sorella? Posso dirlo? Devo dirlo?

Viola infine rivendica per Mimosa un posto chiaro, tutto suo, ovunque: compiti condivisi a casa, dove ciascuno dà una mano agli altri, e uno spazio nel mondo, a scuola, dove la sorella potrà fare le cose che le riescono bene, e pazienza se non sono le stesse cose che fanno gli altri. Quanto è difficile riconoscere questo spazio a un bambino disabile, non eccedere nel proteggerlo, lasciarlo andare? È una questione di rispetto. Viola non arriva a dirlo in questo modo, ma lo lascia intendere chiaramente. Rispettiamoci per quello che siamo, e qualcosa succederà.

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